Riassunto Canto Purgatorio 33 – Terminata la scena del gigante e della prostituta descritta alla fine del canto precedente, le sette donne che partecipavano alla processione sacra intonano alterandosi, il salmo Deus, venerunt enles. Beatrice assume un atteggiamento analogo a quello di Maria sotto la croce. Poi, improvvisamente, si alza pronunciando i versetti evangelici con i quali Gesù annuncia agli apostoli la propria morte e resurrezione. Quindi si volge a Dante spiegando il significato della scena alla quale hanno assistito. La Chiesa, rappresentata dal carro non è più quella delle origini, a presto giungerà una figura, indicata col numero cinquecentoquindici, che sconfiggerà la meretrice sul carro e il gigante Beatrice esorta Dante a ricordare quanto gli sta dicendo: chiunque spoglia l’albero offende Dio; Adamo, per aver mangiato dall’albero della conoscenza, dovette attendere cinquemila anni prima di poter essere salvato da Cristo, che dal Limbo lo portò in Paradiso. Dante si chiede come mai quanto più egli si sforza di seguire quelle parole, tanto più gli sembra che esse gli sfuggano. Beatrice spiega che questo avviene perché egli, in gioventù, ha seguito una dottrina filosofica che riteneva che laraione potesse comprendere da sola le verità del mondo naturale. Dante risponde che non ricorda di essersi mai allontanato da Beatrice e dunque dalla verità di Dio: egli ha bevuto le acque del Lete, che cancellano le colpe e il ricordo di esse, dice sorridendo Beatrice, e non ha più memoria del so traviamento filosofico. A questo punto le sette donne si arrestano sotto l’ombra degli alberi davanti al Tigri e all’Eufrate. Dante chiede a Beatrice l’origine di quelle acqua. Matelda interviene dicendo di aver già dato a Dante questa spiegazione. Beatrice, allora, invita Matelda a condurre Dante all’Eunoè che è il fume che rende la memoria del bene compiuto. Matelda prende il poeta per ano, e, chiedendo a Stazio di accompagnarlo, lo porta al fiume. Dante è finalmente purificato e pronto, dunque, a salire in Paradiso.